Treviso

GdF sequestra a Breda di Piave laboratorio tessile da oltre 10 anni gestito da imprese cinesi “apri e chiudi”

Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso hanno posto sotto sequestro un laboratorio tessile, gestito in condizioni di assoluto degrado, situato in un capannone industriale.

Nel corso dell’intervento, i finanzieri del Gruppo Treviso hanno anche posto i sigilli a 10 quintali di scarti tessili, disseminati in ogni angolo dei locali aziendali (inclusi i locali caldaia e i servizi igienici) e a 45 macchinari per la lavorazione dei capi d’abbigliamento, tra cui tagliacuci, travettatrici, banchi da stiro e da lavoro.

Il laboratorio, delle dimensioni di circa 130 metri quadri distribuiti su due piani era ubicato nel comune di Breda di Piave, era privo di aerazione e uscite di sicurezza, carente dei più elementari requisiti igienico-sanitari e dotato di impianti elettrici non a norma.

Il titolare della ditta, un 50enne cinese, che produce per imprese locali, era privo di qualsiasi attestato in fatto di sicurezza sul lavoro, prevenzione incendi, gestione emergenze e smaltimento dei rifiuti.

I dipendenti, stranieri come il loro datore di lavoro, in regola con il permesso di soggiorno, sono stati rintracciati negli immobili immediatamente adiacenti, anch’essi tenuti in stato di degrado, circostanza questa che ha permesso di ipotizzare lo sfruttamento dei lavoratori.

L’amministratore della ditta, pertanto, è stato segnalato alla Procura della Repubblica di Treviso, oltre che per la violazione delle norme sulla prevenzione dei rischi nei luoghi di lavoro, anche per il reato di caporalato.

La ricostruzione delle aziende che nel tempo hanno gestito il laboratorio tessile posto sotto sequestro ha permesso di appurare che, prima dell’attuale ditta, costituita nel dicembre 2021, a occuparsi delle produzioni tessili sono state altre cinque imprese, che, a partire dal 2011, si sono succedute ogni 2/3 anni, dopo aver maturato rilevanti debiti con il Fisco.

Si tratte di vere e proprie imprese “Apri e chiudi” che, dopo essere divenute insolventi con l’Amministrazione Finanziaria, hanno trasferito personale e macchinari nella successiva impresa costituita “ad hoc”, che ha continuato a operare sempre nello stesso luogo, con gli stessi clienti e fornitori, ma cambiando solo il nome e la partita IVA.

Significativa la circostanza che le aziende, tutte gestite da cittadini stranieri, abbiano accumulato, in 12 anni, debiti con l’Erario per circa un milione di euro.

Il sequestro, è stato convalidato dal Tribunale di Treviso.

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