Veneto

La fabbrica degli schiavi/Caporalato, turni di 15 ore senza pause, ricatti sessuali

Stamani i Finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza, su delega della locale Procura della Repubblica, hanno notificato un’ordinanza contenente 3 misure cautelari interdittive emessa dal Tribunale di Vicenza, nei confronti di 3 dirigenti di una S.p.A. con sede a Posina (VI) operante nel settore delle acque minerali.

Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle di Schio, traggono origine dalla presentazione di un esposto presentato da alcuni dipendenti, tutti di nazionalità moldava, formalmente inquadrati all’interno di una Cooperativa e di una S.r.l.s. con sedi in Lombardia ma, di fatto, impiegati all’interno di una società vicentina, attiva nel settore dell’imbottigliamento di acqua minerale e di bibite analcoliche.
Dipendenti che lamentavano reiterate e pesanti condotte di sfruttamento del lavoro.

L’indagine ha portato alla luce turni di lavoro massacranti, fino a 15 ore giornaliere senza pause, mancate pause pranzo e riposi festivi, corresponsioni di gran parte degli stipendi “in nero” (per nascondere gli effettivi orari di servizio), il tutto sotto la costante minaccia di un ingiusto licenziamento.

Con la complicità di un moldavo “caporale” venivano “arruolati” connazionali in patria grazie a falsi documenti di identità rumeni per consentire l’illegale ingresso in Italia senza permesso di soggiorno come normali cittadini UE, pur essendo di fatto
clandestini.

Secondo la ricostruzione investigativa, infatti, l’assunzione avveniva direttamente in Moldavia, tramite conoscenza diretta con lo stesso caporale, il quale provvedeva a procurare, dietro compenso, un documento di identità comunitario, sovente contraffatto, determinando il loro ingresso in Italia.
Gli stessi lavoratori venivano indiscriminatamente adibiti a carrellisti, a prescindere dal possesso o meno dell’apposito patentino per muletto, circostanza che ha evidentemente elevato il rischio di incidente sul lavoro all’interno della fabbrica.

In due occasioni, il caporale aveva imposto o tentato di imporre prestazioni sessuali a dipendenti neo-assunti, sotto minaccia di licenziamento.

Accertato anche l’impiego di un minore (classe 2003), per il quale erano stati inseriti dati falsi nella richiesta di attribuzione del codice fiscale all’Agenzia delle Entrat,e al fine di farlo figurare come maggiorenne e farlo assumere in fabbrica.

Dalle indagini emergeva la consapevolezza della struttura aziendale della S.p.A. (Presidente del C.d.A., Direttore di stabilimento e Responsabile di magazzino e della distribuzione interna) sulle condizioni di lavoro e sulle condotte di sfruttamento messe in atto dal caporale: addirittura in un caso, in una conversazione mail captata nel corso delle attività di perquisizione, i dirigenti aziendali definiscono le ore prestate da alcuni operai “al limite della definizione di schiavitù fornita dall’O.N.U.”.

Sulla base di tali elementi, il G.I.P. presso il Tribunale di Vicenza, su richiesta della locale Procura, ha emesso un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di 3 soggetti del management aziendale ritenuti responsabili, con cui ha disposto l’interdizione, per dodici mesi, dall’esercitare qualsiasi attività amministrativa, direttiva e di lavoro autonomo o subordinato, eseguita dalla Guardia di Finanza vicentina.

Risultano indagate 7 persone fisiche, a vario titolo, per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravato, violenza sessuale, favoreggiamento dell’ingresso illegale nel territorio dello Stato, soggiorno illegale nel territorio dello Stato, utilizzo di manodopera clandestina, possesso e fabbricazione di documenti d’identificazione falsi e falsità materiale commessa da privato.

Anche la S.p.A. è stata segnalata all’Autorità Giudiziaria per la responsabilità amministrativa dell’Ente dipendente dai reati, presupposto dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, del favoreggiamento dell’ingresso illegale nel territorio dello Stato e dell’impiego di manodopera clandestina.

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