Colpita alla testa e al collo con un coltello e poi gettata in un dirupo: Questa la fine di Giulia Cecchettin
Giulia doveva essere lì, in quei 12 chilometri tra Barcis e Piacavallo di una strada che viene chiusa durante il periodo invernale e riaperta alle auto solo il 15 aprile.
La Fiat Grande Punto di Turetta era stata immortalata in Piancavallo prima di dirigersi verso la diga del Vajont.
E quei 12 chilometri, Carabinieri, Vigili del fuoco Protezione Civile li hanno setacciati in ogni metro.
Secondo una prima ricostruzione, Filippo ha scaricato il corpo di Giulia dall’auto e da bordo strada, l’ha lasciato rotolare lungo un dirupo per una cinquantina di metri, fino in un canalone. Il corpo è stato trovato da un’unità cinofila della Protezione civile ad una quota di 1.000 metri circa (più vicina a Piancavallo che a Barcis).
Sul posto si è portato il medico legale Antonello Cirnelli, alla presenza del sostituito procuratore di Pordenone Andrea Del Missier, da una prima ispezione cadaverica l’esito è chiaro: Giulia Cecchettin è stata uccisa da svariate coltellate che l’hanno colpita alla testa e al collo, il corpo presentava anche numerose ferite da difesa alle mani e alle braccia.
Al momento del ritrovamento del corpo, gli inquirenti avevano notato un’evidente frattura alla testa con un’abbondante fuoriuscita di sangue. L’autopsia, che verrà effettuata a inizio della prossima settimana, stabilirà la compatibilità delle fratture con le macchie di sangue repertate dai carabinieri nella zona industriale di Fossò dove Turetta ha tramortito la ragazza.
Tra i rilievi che vengono compiuti dai Carabinieri del Ris di Parma, giunti sul posto a metà pomeriggio con un elicottero, ci sono anche quelli che mirano a comprendere se Giulia fosse ancora viva nel momento in cui è stata abbandonata e lasciata rotolare fino al canalone, oppure fosse già morta e quindi il giovane si sia disfatto del cadavere.
L’indagine al momento viene seguita congiuntamente dalle Procure di Pordenone e di Venezia. Al momento è impossibile stabilire la competenza territoriale dell’inchiesta: se sarà accertato che il decesso è avvenuto dopo la prima aggressione testimoniata dalle telecamere a Fossò, procederà la Procura di Venezia che già stava coordinando l’inchiesta per la scomparsa e il tentato omicidio. Se invece sarà stabilito che la morte è intervenuta poco prima che Filippo la lanciasse nel burrone, o addirittura dopo la caduta, il fascicolo sarà assegnato a Pordenone, cioè alla Procura dove il delitto è avvenuto.
Nei confronti del ragazzo, venerdì è stato emesso un mandato d’arresto europeo. Turetta era indagato per tentato omicidio. Dopo il ritrovamento del cadavere della ragazza, la posizione dell’ex fidanzato si è aggravata. E non poco.
Ma che fine ha fatto Filippo Turetta? Ha sicuramente varcato il confine di Prato della Drava, a pochi chilometri da San Candido e si trova in Austria. Mercoledì un Targa-System di Lienz lo ha rilevato in quella cittadina del Tirolo.