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Difficile nella Marca reperire personale: il fenomeno interessa 46.5% delle imprese artigiane

Nella Marca Trevigiana il 46,5% delle imprese artigiane ha difficoltà a trovare la manodopera di cui avrebbe bisogno.
Dato che colloca Treviso al 15° posto tra le province italiane, quarto in Veneto dopo Vicenza (47,7%), Padova (46,8%) e Rovigo (46,6%), e ben al di sopra della media nazionale.
Il dato emerge da un’elaborazione dell’Ufficio studi di Confartigianato dedicato alle difficoltà di reperimento del personale da parte delle MPI.
Un problema in via di aggravamento, tanto che un raffronto tra il 2021 e il 2022 evidenzia per Treviso un aumento del 5,9% delle difficoltà a reperire personale.

«Siamo di fronte a un fenomeno delicato e persistente», spiega Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, «che si aggrava proprio nel momento in cui l’economia provinciale è in rilancio.
Il manifatturiero trevigiano mantiene una velocità superiore alla media regionale.
Il 45% delle imprese prevede un aumento di produzione, un dato che coincide con la percentuale di aziende che sono in difficoltà a reperire manodopera.
Ad acuire questa carenza c’è anche l’accorciamento delle cosiddette catene globali del valore. Il 26% delle imprese ha, infatti, dichiarato di aver riportato “in casa” alcune lavorazioni che erano state affidate a fornitori fuori dal nostro territorio».

Nel report di Confartigianato emerge che i più difficili da trovare sono gli operai specializzati e i conduttori di impianti e macchine (55,8%), in particolare gli operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici (63,4%), gli operai nelle attività metalmeccaniche richiesti in altri settori (61,0%) e gli operai specializzati nelle industrie del legno e della carta (59,2%).

La crisi demografica, determinata da denatalità e invecchiamento della popolazione, si riverbera sul mercato del lavoro, riducendo gli attivi e incrementando la difficoltà di reperimento.
Nell’arco degli ultimi dieci anni i giovani under 35 attivi sul mercato del lavoro, occupati e in cerca di occupazione, si sono decimati.

Dopo la pandemia lo studio di Confartigianato ha evidenziato un minore appeal per lavori ad elevata interazione personale o che non consentono forme di smart working, mentre tra le cessazioni dei rapporti di lavoro dipendente in alcuni settori si osserva una crescita delle dimissioni volontarie del lavoratore.
Sullo sfondo anche gli effetti collaterali delle politiche pubbliche, come quelle legate al reddito di cittadinanza.

Il 24,4% delle figure professionali nelle aziende artigiane sono difficili da reperire per il ridotto numero di candidati, il 14,4% per inadeguatezza dei candidati.

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